Presentata a Roma l’indagine dell’Associazione Le Donne Del Vino.
È stata presentata lunedì scorso a Roma, nella sala conferenze dell’Associazione Stampa Estera, l’indagine-sondaggio che ha coinvolto produttrici, giornaliste, ristoratrici, enotecarie e sommelier dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino
, dal 1988 attiva nel promuovere, senza scopo di lucro, la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino. All’incontro erano presenti, oltre che la presidenteDonatella Cinelli Colombini, anche l’onorevoleColomba Mongiello, Gabriele Micozzi, docente di Marketing della Luiss Business School, eAlfredo Tesio, coordinatore del Gruppo del Gusto della Stampa Estera. Il lavoro andrà a completare l’indagine mondiale di Wine Business International, celebre agenzia britannica di analisi sul vino.
L’esito dell’indagine che ha interessato le associate, svela i profili delle donne italiane che lavorano nel mondo del vino: sono per la maggior parte laureate ma con stipendi più bassi degli uomini, spesso vittime del sessismo e costrette a fare figli dopo i 30 anni.
Le donne australiane, come rivela un’indagine di Wine Economics, in ambito lavorativo prendono esempio dagli uomini, le donne italiane prendono come modello altre donne e cercano di ricalcarne i comportamenti professionali e sociali.
Le produttrici hanno una scolarizzazione decisamente molto alta. Più della metà è in possesso di una laurea e in alcuni casi anche un diploma post-universitario. Difficilmente riescono a conciliare la vita professionale con la nascita dei figli, essendo per la maggior parte titolari o socie della cantina in cui lavorano. Ad oggi nessuna delle produttrici intervistate è in pensione benché alcune di loro abbiano più di 60 anni. Indipendentemente dalla dimensione aziendale tutte sono attente all’esportazione. L’atteggiamento imprenditoriale delle produttrici porta alcune di loro a sperimentare la ristorazione in azienda o a offrire pernottamenti. Quasi tutte optano per la vendita diretta e una buona parte di loro è particolarmente sensibile all’ambiente, optando per il biologico e il biodinamico. Le produttrici che riescono ad affermarsi, non senza fatica, raramente sono vittime di atteggiamenti sessisti anche se nelle fiere alcune di loro devono ancora difendersi dagli attacchi maschili. Come le produttrici, anche le ristoratrici, sono per la maggioranza titolari e per questo motivo meno colpite dai problemi di genere.
Più della metà delle enotecarie e sommelier che hanno risposto all’indagine sospetta o è certa di guadagnare meno degli uomini. Sono in maggioranza laureate e difficilmente riescono a conciliare il lavoro con la famiglia: la metà di loro non ha figli anche se in possesso di contratti a tempo indeterminato.
Le giornaliste, PR e addette al marketing, consulenti ed esperte, sono le donne del vino maggiormente colpite dal sessismo: quasi certamente retribuite meno dei loro colleghi, faticano a ricoprire ruoli di alte cariche aziendali. Una buona percentuale ha subito difficoltà collegate alla maternità sfociate perfino nel licenziamento. Vittime di battute semiserie e di esplicite richieste di prestazioni sessuali, manifestatesi, come per le produttrici di vino, soprattutto alle fiere.
Infine, in Italia, sono in crescita le wine lovers. Al ristorante, la donna dice la sua nella scelta del vino solo se è in coppia, mentre quando è in gruppo sono ancora gli uomini a decidere. Le italiane consumatrici di vino prediligono i bianchi e le bollicine. Conta molto il gusto personale e il nome del produttore, ma quasi sempre le wine lovers prediligono etichette che già conoscono.

 

da: http://www.igrandivini.com/71432-2/

Chi sono le donne italiane che lavorano nel mondo del vino?
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